Di nuovo la natura emblematizzante della visione dantesca ci porta per mano a un’immagine di origine cinematografica, quella che ha riattualizzato così bene nel nostro secolo tanti nostri archetipi e che ha davvero sognato per noi i nostri sogni. Come è detto nel testo interno alla tavola, “nel Nuovo Mondo una strana analogia”. Se dunque Dante ha immaginato le sue creature mostruose proporzionate agli edifici più alti della sua epoca (borghi turriti come San Gimignano ci offrono ancor oggi un’immagine, peraltro approssimativa, di come poteva apparire allora Firenze – cf. Canto XXVIII/1), alla stessa maniera chi ha girato King Kong ha usato i grattacieli di New York come unità di misura per il suo mostro; almeno nella pubblicità – dalla quale viene questa immagine – dove King Kong sembra stagliarsi sullo skyline di Manhattan, che è quello sul quale si arrampica la creatura nel film. La figura di Fay Wray è stata ritoccata per dare risalto a due figure che potessero alludere all’analogo ‘trasporto’ dei due poeti in mano ad Anteo. Il colore dello sfondo è da riferirsi ovviamente a quello dello schermo cinematografico. Quasi derivazione da New York, un’abbozzata città medievale compare in primo piano.