Canto XXIX/4

Ecco di nuovo il pittore, tornato bambino, il dipinto (un’altra delle mie bandiere inglesi) diventato ancora più inutile di prima a fronte dell’esplosione atomica di Hiroshima. Intorno gli esplode un’altra catastrofe, questa volta riguardante le sue finanze causa l’impegno profuso nella realizzazione di un libro sontuoso quant’altri mai e anche nel cacciarsi sempre di più in un debito di incredibile consistenza. È originale la ricevuta bancaria (una delle mie); il nome dell’istituto leggermente modificato in anagramma – per quanto il simbolo della stessa banca sia già apparso nella tavola per il Canto XVII/2. Qui lo sperpero dei folli scialacquatori del gruppo dei senesi ho voluto legarlo alla singolare prodigalità degli artisti. Posto alla fine di questo Canto, si diceva che Capocchio si fosse dipinto sulle unghie deliziose scene della vita di Cristo, solo per poterle leccar via se, alla richiesta di poterle ammirare, il richiedente fosse stato considerato indegno persino di guardarle. Una certa libertà nel processo di stampa ha permesso di ottenere gli splendidi rossi degli attestati di scoperto bancario risalenti ai tempi dell’università (in vita mia ho sempre avuto degli scoperti). Il collage contiene un ritaglio dall’inserto a colori del «Sunday Times» nonché il pezzo di una cartolina riproducente le mie bandiere dipinte, edita dal Dipartimento per l’Ambiente.

Canto XXVIII/3
Canto XXXI/3
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